Storia

La luce di un diamante può davvero illuminare il mondo: è questo il credo di Giorgio Visconti nell’anno in cui l’umanità esce dall’ora più buia.

È il 1946.

E il mondo a cui Giorgio Visconti sceglie di dare luce ha il volto e le mani di una donna finalmente libera di ridare senso ai momenti più preziosi della sua vita.

Non si tratta però di inventare forme appariscenti, di inseguire le mode passeggere o cedere all’ostentazione. Giorgio Visconti è ispirato dai valori rigorosi con cui è cresciuto. Illuminare una donna tramite un diamante è per lui restare fedeli alla purezza della gioielleria classica, riplasmando le forme eterne alla luce della sua intuizione personale.

Prende vita anno dopo anno una ricerca creativa fondata sulla luminosità dei gioielli che ha il segno dell’unicità: Giorgio Visconti seleziona e incastona le pietre preziose con una sensibilità diversa e mai vista prima. Lavora il gioiello classico per trarre dai diamanti una luce unica, inconfondibile.

Il laboratorio diventa un’azienda. L’azienda, una seconda famiglia. La ricerca di "più luce" non si ferma e non si fermerà mai: diviene la sua magnifica ossessione.
“Trascorreva intere giornate immerso nella selezione dei diamanti” ricorda chi lo ha conosciuto di persona. Ma il segreto di quella che ancora oggi è chiamata la luce Giorgio Visconti è solo in parte nelle pietre scelte. Sono le tecniche di incastonatura, portate all'estremo, quasi a sfidare le leggi della fisica, a sprigionare una luminosità inconfondibile.

“Il diamante deve brillare, di più” ripete spesso ai suoi collaboratori. Questa frase ancora oggi - e per sempre - guida e guiderà le creazioni Giorgio Visconti. Lascia un'eredità di forme, intuizioni e tecniche che oggi vivono nei gioielli più iconici firmati con il suo nome.